Wednesday 4 February 2009

Fiumi

Quando ero ragazzino la mamma era fissata col Reader's Digest, sia la rivista che i libri condensati. Roba da storcere il naso per varie ragioni, ma ehi, duecento romanzi in 50 libri? A 14 anni li avevo gia' finiti. Ogni tanto pero' il RD mandava offerte per libri e dischi. Mi ricordo cazzate serissime, come un cofanetto intitolato 'La magia di Mantovani' che nemmeno la mamma, buonanima, ascolto' mai. 

Ogni tanto c'era una perla. La mia era questo librone pieno di foto intitolato 'I Grandi Fiumi'. Per uno che viaggiava sui libri come me e come molti di voi questo volume era un posto dove fuggire e fare grandi viaggi risalendo (o scendendo) le acque. Mi ricordo i fiumi, molte delle foto, i nomi. Sono passati cosa, trent'anni? Questo libro non l'ho mai dimenticato, e ogni volta che sono riuscito a vedere uno dei fiumi che avevo conosciuto fra le pagine mi e' sempre presa un'emozione speciale, tutta mia, che non ho nemmeno provato a dividere con chi era con me, tanto, o essi sul fiume ci vivevano ('ah si, io sono nato li' sull'altra riva') oppure per loro il Fiume e' solo un fiume.

Questa cosa mi e' successa, fortissima, la prima volta che ho visto il Nilo Azzurro dallo spuntone di Ghindaberet. Una valle gialla, profondissima, a strati orizzontali di rocce rosse e ocra, e sul fondo il nastro d'acqua, blu nella stagione secca mentre sospese in aria ma dentro la valle, le nuvole del suo microclima. Una volta in fondo passai mezz'ora seduto sul ponte, a gambe penzoloni, a guardare l'immensita' di acqua rocce e cielo, prima che il tigrino di guardia mi facesse segno con l'AK di levarmi dai piedi che un ferenji seduto a non fare niente sul ponte lo rendeva nervoso. 

E poi ancora col Mekong, in alto nel suo corso forse mille chilometri dalla foce, veloce e fangoso, e ciclopico, nella sua valle fra i monti dello Yunnan. Chiesi di fermare la macchina e feci la stessa cosa, seduto sul bordo, la cenere della sigaretta che si perdeva nei mulinelli del vento, l'acqua livida, gonfia del suolo del Tibet ruggiva nella sua corsa verso il mare lontanissimo. C'e' qualcosa nei grandi fiumi che colpisce: penso a quel poco che so delle civilta' che ne hanno abitato le sponde, delle guerre che ci sono state per controllarne il commercio, delle specie endemiche che qualche volta ancora vi sopravvivono, che mi colpisce la fantasia e mi fa fermare e sentirmi come in un tempio, al cospetto di un dio.

Stanotte a Wuhan. Citta' capoluogo di regione, sei milioni di persone in citta' e sessanta milioni nella regione. Overnight train 2160 per arrivare qui. Ma questi numeri ormai non mi fanno ne' caldo ne' freddo, sono troppo grandi, li ignoro. Fuori dalla finestra invece, anche se non lo vedo perche' e' notte, ma lo sento c'e' il grande fiume, lo Yangtze.

No comments:

Post a Comment