Wednesday 4 February 2009

archivio (41) La Moka da 24 tazze

La moka da 24 tazze. Sul fuoco. Una cosa enorme, questa caffettiera. Potrebbe essere usata facilmente come arma impropria: una caffettierata in testa e buonanotte ai suonatori. Ha una storia questa moka. Era il 1988. Pietro e io stavamo andando a Giggiga (Dijjiga) a cercare un pezzo di ricambio per il Landcruiser. La solita storia: qualche anima buona in Germania aveva donato la macchina (il Toyota Landcruiser) all'associazione di volontariato con cui lavorava Pietro. Ma non aveva pensato che la macchina ha bisogno di manutenzione e pezzi di ricambio, specialmente quando la si usa per lavoro in Africa. All'epoca in Etiopia c'era ancora il regime di Haile Mariam Mengistu, detto 'Black Label', e le importazioni di pezzi di ricambio erano gravate dal 120% di tassa. Una cosa micidiale: un sacco di macchine ferme. Meno male che il Landcruiser, a differenza dei vari altri (come li chiamano ora) SUV non si rompe facilmente. Anzi, per romperla occorre impegnarcisi. Ma ogni tanto un pezzo ci vuole, o magari quattro - per esempio gli ammortizzatori.

E insomma, sentimmo dire che al mercato somalo di Giggiga si trovava di tutto, contrabbandato a dorso di cammello attraverso il deserto dalla Somalia, dove il governo era collassato e l'anarchia imperava. Partimmo una mattina presto da Addis Abeba, previsti due giorni di viaggio. Lasciamo perdere la notte passata ospiti delle infermiere irlandesi distaccate presso la missione di Matahara, tanto non mi credereste: non successe niente. 

L'indomani scendemmo dall'altopiano dell'Hararghe e ci inoltrammo sulla strada che porta a Giggiga per poi raggiungere Zeila e il mare. All'epoca si andava veloci: non c'era traffico sulle piste, se non qualche camion: nonostante il sole, giubbotti di pelle e fazzoletti attorno al collo da tirare rapidamente su attorno al naso quando si incrociava la nuvolona di polvere che gli altri veicoli creavano sulla pista. Uno guida, uno fa le canne. Non e' difficile come puo' sembrare, fare le canne sulla pista - se la pista e' buona, e se chi guida e' bravo. Entrambi i casi coincidevano, quindi andavamo veloci e leggeri, facendo piani e progetti e idee. Dopo avere negoziato con successo un posto di blocco dell'esercito ('dovete venire a parlare col capitano. parcheggiate'. 'Ma dai sergente, siamo in ritardo...'. 'No no, il capitano vuole che tutti coloro che passano si fermino a bere con lui'. 'E cosa beve il capitano? whisky?'. 'Ahaha che ferengi scherzoso che sei. In questo buco di culo di posto? C'e' solo ouzo...')

Arrivammo a Giggiga, cittadina di case basse e bianche quasi dispersa nel bassopiano. Qualche rado albero, portici coloniali sulla strada polverosa. Dietro la piazza, il mercato. Che non e' altro che una distesa sabbiosa dove centinaia di persone convenivano sia dal sud che dal nord, questi coi muli, quelli coi cammelli, a comprare e vendere. Mucchi di roba alla rinfusa, tettoie di canniccio senza ombra, sacchi di dura e di teff, mucchietti di pomodori stantii, cipolle e berbere', polvere, polvere polvere. Trovammo gli ammortizzatori in mezzo ad una catasta di ferraglia e pezzi di ricambio, scavando fra i vecchi pezzi Land Rover, i ricambi per i camion Mercedes e Fiat 682 N3, parabrezza per il Nissan Pajero (una minchiata, il Nissan: non lo comprate mai). Ammortizzatori nuovi, ancora nelle scatole, con gommini e tutto. 

Mi stancai presto di negoziare il prezzo, e lasciai Pietro a discutere col somalo, capelli afro e pettine a forchetta sull'orecchio. Girando per il mercato trovai un ventilatore, di quelli da tavolo, giapponese, usato ma in buone condizioni ...questo lo compro subito e glielo regaliamo alle irlandesi a Matahara..almeno dissipera' i fumi di progesterone in quel posto..., e un poco piu' in la, seminascosta sotto una montagna di pelli di pecora, la caffettiera. Bialetti, alluminio, enorme. 24 tazze minimo, perfetta, nemmeno ammaccata, manico non bruciato. La presi, la svitai: guarnizione in ottimo stato, serbatoio per l'acqua un poco polveroso ma non ammuffito. Wow. La comprai subito dal somalo, non persi nemmeno tempo a contrattare: voleva poco, lui era un servo del Profeta, e loro bevono te'...

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