Wednesday 4 February 2009

archivio (11) Il Nonno a Hong Kong V

...mi piego all'inevitabile. Il giovane ci guida per un paio di minuti. Ci lasciamo alle spalle le fermate degli autobus a due piani e le file di taxi rossi e ci inoltriamo verso Nathan Road. Il sarto e' all'interno di un centro commerciale. Entriamo. Il negozio e' piccolo, rotoli di stoffa sulle mensole ed esempi di vestiti sui pupazzi. Ci sono giacche in stile italiano, inglese (con tre bottoni e collettino piccolo), indiano, cinese.

Il padrone e' sulla sessantina, indiano ma senza baffi, pancia sottolineata benissimo da camicia su misura, ciocche di capelli neri riportate sulla pelata. Sorride. In mano ha due bastoncini di incenso, accesi.
"Welcome welcome [traduttore automatico=on] nel mio umile negozio, quale onore. sedetevi prego, fate come foste a casa vostra"
Il nonno - ed io - guardiamo il tipo che aleggia i bastoncini di incenso sul banco, sugli scaffali, in giro per il negozio. Poi apre il registro ordini, i cassetti della cassa, e incensa. Non mi trattengo:
"Cosa fa?"
"Scaccio gli spiriti maligni, ovviamente. HK e' piena di spiriti che fanno male agli affari"
"Ma lei e' indiano"
"Si ma sono qui da trentacinque anni. E gli spiriti il passaporto non lo guardano"
Tentando di tenere la faccia seria (con successo: sono pratico) spiego al nonno, il quale, con grande sensibilita' culturale non ride. 
"Ma anche dentro il cassetto dove ci sono i soldi?"
"Specialmente, mi ha detto"
"Ma che cose strane..."
Il tipo finisce, mette i bastoncini sotto l'immaginetta del Budda nell'angolo, si raccoglie in preghiera per pochi secondi, viso nelle mani, poi si fa l'equivalente del segno della croce, si raddrizza, e si rivolge a noi:
"My friends!! in cosa posso servirvi?"
Col nonno ci scambiamo un occhiata, e un sorriso. Ora viene il bello...
Ci scambiamo i biglietti da visita, pratica standard per presentarsi in questo lato del mondo.
"Mio padre e' in visita per qualche giorno, ed ha tanto sentito parlare dell'abilita' dei sarti indiani di Hong Hong che vorrebbe farsi fare un vestito da voi" La minchiata mi esce naturale e perfettamente credibile.
"Sono deliziato che una persona sia venuta fino dall'Italia per visitare il mio umile stabilimento ("establishment"). Di che colore lo vorrebbe?"
Traduco al nonno, il quale si alza, gira dietro il banco ed indica un rotolo. Il nostro anfitrione lo srotola sul banco e comincia a tesserne le lodi:
"Ah, che gusti! d'altronde siete italiano! lasciatemi congratulare per avere scelto il mio miglior cahsmere! Ma toccatelo, vedete? una meraviglia..."
Il nonno lo guarda sopra gli occhiali:
"Non e' puro, ovviamente". Io traduco.
"Ah, che intenditore! la fortuna della mia giornata! Avete ragione naturalmente: e' un misto lana/cashmere, bel colore...toccalo, toccalo"
Lo ignoriamo per cinque minuti e col nonno discutiamo della stoffa. E' in effetti bella, un verde-marrone leggero, gessata quasi impercettibilmente. Un colore che al nonno e' sempre stato bene. 
Stoffa decisa, si passa allo stile. C'e' una bellissima giacca a tre bottoni in esposizione. Il tipo la prende e passa dieci minuti a discuterne i pregi. In effetti e' fatta benissimo, l'interno e' perfetto, le cuciture bellissime.
"Due bottoni o tre bottoni?"
"Due"
"Ottima scelta! I due bottoni esalteranno la sua altezza!...."
Lo fermo mentre vola. Gli indico una giacca appesa accanto a quella bella, blu plastica, cuciture col mal di mare.
"Cosa e' quella?"
"Ah, non la guardare. E' spazzatura"
"Lo vedo. Ma perche' te la tieni in negozio? Fai scappare i clienti..."
"Al contrario. Gli australiani adorano queste cose, costano poco e a loro sembrano buone..."
Traduco e ridiamo tutti assieme. Il nonno esamina l'orrore in questione. 
"Ma davvero dice? C'e' gente che si compra queste cose? Costera' poco evidentemente..." ani_biggrin.gif 

La discussione prosegue a lungo. Pantaloni con pieghe o senza. Con risvolti o senza. Cotone per le camice. Seta per la cravatta....

Finalmente si passa alle misure. Ma prima il nonno vuole una sigaretta. Il figlio del padrone del negozio, arrivato ne frattempo, prende una sedia, la porta fuori, fa accomodare in nonno e gli mette il portacenere vicino. Il padrone si scusa con me:
"L'odore si attacca alle stoffe"
"Ma per carita', ha ragione"

Quando il nonno finisce di fumare torna dentro e si sottopone alla misurazione. Io mi siedo e me li guardo, intenti in un balletto lento col metro a nastro fra di loro, in posizioni che sembrano quasi Tai-Chi. Maniche, spalle, lunghezze, larghezze, cavallo, piega del gomito...
"Allora, la prima prova sabato, la seconda martedi' e consegna mercoledi'"
Il nonno mi guarda. Io traduco e lui annuisce soddisfatto. Poi si ricorda:
"Quanto mi costera'?"
Discutiamo il prezzo. Considerata la stoffa, il tre pezzi con cravatta e due camice viene 230 euro. Il nonno si lancia.
"Digli che mi deve fare lo sconto, cosi' torno ogni anno"
"Ma sicuramente, per un cliente cosi' distinto. Facciamo 220 euro"
Intervengo io. 
"Ma un professionista cosi' pratico di clienti e da lungo tempo ad HK quale lei e' si sara' reso conto che mio padre non e' il tipico crocerista. Ed inoltre, io sono residente, ho bisogno di un sarto di fiducia. 150 euro e' un prezzo giusto"
"Ma senz'altro, come apprezzo le vostre sollecite attenzioni solo la Trimurti lo puo' giudicare. Ma ahime', la qualita' della stoffa rende impossibile tale prezzo. 210 euro"
"La stoffa cosi' come la qualita' del lavoro sono degne di Savile Row. Ma qui siamo a Kowloon, valgono i prezzi locali. 160 euro"
"Ah! sento che la vostra presenza mi portera' fortuna oggi. Avrei potuto risparmiare l'incenso...200 Euro e' il massimo che possa fare..."
Il nonno si intromette:
"Digli che gli do' 170 euro, in euro contanti, e non in dollari di HK". Traduco.
"Ah ma questo cambia tutto, miei stimati clienti. In euro contanti 180 saranno piu' che sufficenti per assicurarvi i miei migliori servizi...."

Dopo avere salutato, ce ne andiamo. Passeggiamo verso il ferry. Arrivati all'ombra delle tettoie dell'imbarco, il nonno mi indica il figlio del sarto che si dirige verso il giovanotto che ci aveva originariamente fermati, si mette la mano in tasca, e lo paga contanti. 
"Da noi lo avrebbero pagato a fine mese" dice il nonno.

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