Friday 13 February 2009

Il vero nemico dell'uomo

Lo temevo. E' arrivata anche in Italia la nefasta influenza della SEAG (Societa' Ecumenica Anti Goduria). 
Esistono rapporti cosidetti 'grigi', non pubblicati, sulla SEAG. Si possono trovare avventurandosi nei bassifondi di internet, nascosti dentro immensi database contenenti gli elenchi del telefono mondiali o tutte le possibili permutazioni dei fiocchi di neve descritte in codice binario. Scritti in linguaggi esoterici e oscuri per evitare le sentinelle cibernetiche della SEAG, questi pochi e sparsi resoconti sono sopravvissuti ai loro autori, cacciati come conigli e messi a tacere per sempre. 
La SEAG e' - apparentemente - una congiura mondiale, una societa' segreta anonima e potentissima creata secoli fa. Il suo solo intento e obiettivo e' impedire che gli uomini si facciano le seghe. 
Secondo Neal Stephenson i membri della SEAG sono insospettabili: suore, mamme, sorelle, zie, vicine di casa, mogli, preti, conoscenti bigotti e membri di societa' cattoliche. Milioni di donne e qualche uomo traviato, unite da una missione da loro considerata sacra: preservare il seme maschile per l'uso del genere femminile, e allo stesso tempo limitare le tentazioni e la deriva dei maschi verso le cattive compagnie ed abitudini che (dicono) la pratica di seghe inevitabilmente produce. Inutile fare rilevare l'egoismo immenso della SEAG. La loro missione ha un fondamento concettuale terribilmente sbagliato: l'idea che i maschi non possano disporre del loro piacere solitario come credono. Intanto, da sempre membri sotterranei della SEAG rivoltano lenzuola, frugano nei cestini per fazzoletti bagnati, criticamente esaminano mutande da lavare, spiano dalla finestra o dal buco della chiave, toccano i muri comunicanti per tremori sospetti, ventiquattro ore su ventiquattro ed in tutto il mondo, assicurandosi che gli uomini soggetti dello scrutinio sospettino di essere sorvegliati senza averne la certezza, innescando la spirale di dubbio e autocastrazione del desiderio manuale che tutti gli uomini conoscono e che cosi' tanti danni causa alla stima che ciascuno di noi ha per se stesso, forzandoci a rimetterci alla disponibilita' dei membri stessi della SEAG - le donne! per assicurarci l'emissione agognata, pena dolori fisici e sofferenze mentali, instabilita' emotiva e polluzioni notturne, non assistite e pertanto non godute. 
Insomma ce n'e' abbastanza da rabbrividire. Altro che il grande vecchio. Altro che Protocolli di Sion. La SEAG e' il nostro nemico. Guardiamocene.

(Liberamente tratto, tradotto & adattato da 'Cryptonomicon', by Neal Stephenson) 

Carrying the Saint

L'acchianata di Sangiuliano

Stanotte, la notte del 5 febbraio, il carro ('a Vara) della santa, pesantissimo, con baldacchino sorretto da colonne, candele enormi, oro a tempesta, gioielli donati, la Legion D'Onore di Bellini spillata sul busto della Santa, risalira' tutta la via Etnea, tirata a braccia da centinaia di devoti in tunica bianca, fino a piazza Borgo, antico confine della citta', dove sara' accolta da quarantacinque minuti di fuochi artificiali come in nessun posto nell'isola, e migliaia e migliaia di persone che sfidano il freddo di febbraio per vederli. 
Piu' tardi il carro, preceduto dalle dodici candelore, una per ogni corporazione di artigiani, ridiscendera' la stessa via Etnea, di cui scrisse non ricordo chi

dritta come una freccia
da Porta Uzeda al Tondo
s'innalza una delle piu' belle vie del mondo


verso le due del mattino, fra due ali di folla e sotto l'illuminazione a mille colori, il carro arrivera' al quadrivio con la via Marchese di Sangiuliano. Questa e' una strada settecentesca, facciata dopo facciata di palazzi barocchi, sentore dei Vicere' e pietra lavica nera, balconi di ferro battuto e giganteschi portoni di legno antico.

La via di Sangiuliano si diparte da via Etnea verso ovest, in leggera salita per un centinaio di metri. Poi di colpo sale ad angolo acutissimo, l'asfalto cede il posto alle basole di lava liscia, duecento metri di erta che sale verso il colle dei Benedettini, strada che le automobili devono fare in seconda, se c'e' fila in prima, scaldando le frizioni.

Stanotte la salita e' sgombra: aspetta il carro. Le basole sono lisce, la cera di innumerevoli candele da cento chili offerte alla santa le rende trappole pericolosissime a camminarci. I devoti devono tirarsi il carro fino in cima. 

Mentre il carro arretra nella parte bassa della strada, dall'altro lato del quadrivio dei quattro canti, per permettere ai devoti di srotolare l'intera lunghezza delle due gomene da nave che lo tirano, le candelore salgono ad una ad una, il ritmo dei passi dei portatori scandito dalla folla, i colpi di mano del capo portatore sulla stanga di legno che guida il trasporto e il respiro della folla. Sulla salita delle candelore si scommette molto denaro: vince quella che ci mette piu' tempo a salire. Si, quella i cui portatori soffrono piu' a lungo, il sudore che bagna a rivoli spalle e braccia, le vibrazioni dei passi che fanno tintinnare i cristalli appesi al pesante oggetto votivo, le soste a mezza salita tenendo il ritmo e il passo, senza mai appoggiare il mostro per terra. 

Ci vuole piu' di un'ora perche' tutte le candelore salgano, ad una ad una. La folla ondeggia ai lati della strada, i balconi straripano, i bambini sulle spalle dei genitori guardano questa sfida di forza fisica, devozione e pazzia religiosa con occhi sgranati.

Poi tocca al carro. I devoti si radunano tutti per questa parte della celebrazione. E' noto che pregiudicati e mafiosi latitanti diventano intoccabili per una notte, se hanno la tunica bianca e tirano il carro. Le due gomene vengono alzate e imbracciate da due lunghe file di uomini. altre cinque file si formano: tre fra le gomene, e due esterne ad esse, ai lati. Metodicamente, braccia e spalle si allacciano in una falange umana lunga duecento metri e larga sette uomini. Quelli esterni passano le braccia sulle spalle di quelli che reggono le corde, quelli interni li abbracciano ai fianchi e fra di essi, legati in nodi di muscoli e devozione. La salita si fa di corsa, per vincere il peso immane del carro. Chi dovesse cadere sarebbe perduto, schiacciato da centinaia di piedi e dalle ruote. Non c'e modo di fermarsi a mezza salita.

Quando la falange e' formata, scandita dal suono delle campanelle dei diaconi sul carro, la folla si azzittisce. Con un urlo in crescendo i devoti si lanciano come un solo uomo verso la salita, tirandosi dietro il carro. Il serpente, il coccodrillo umano divora le basole sotto i piedi, a un metro dalla folla assiepata. Il carro vibra, trascinato da forza irresistibile. Le decorazioni e gli ori tintinnano, le candele ondeggiano come al vento, la massa umana sale, teste abbassate all'unisono, foresta di spalle e muscoli che scorrono davanti a te che guardi, le voci di tutti che urlano lo sforzo e la passione, i rombo di centinaia di piedi sulla lava nera....

In un attimo e' finito. Il carro arriva al piano in cima alla collina, si ferma lentamente, il nodo umano si scioglie, le grida ei cori di 'viva!' diventano gioiosi: nessuno e' caduto, nessuno e' scivolato, la santa li ha protetti, come sempre. 

Il carro svolta a sinistra lentamente, giu' per la Via dei Crociferi, si lascia ai lati chiese e chiostri, la salitina per la solitaria e bella Piazza Asmundo, passa sotto l'arco del convento, continua la strada verso il Duomo. 

Oggi, il cinque febbraio. Ogni anno cosi'.