Wednesday 4 February 2009

archivio (14) Quanti Natali ci sono

Quanti Natali ci sono. 
Da ragazzino era un enorme albero illuminato vicino alla finestra del terrazzo, con sotto quattro regali perche' quattro eravamo in famiglia. Crescendo si aggiunse il piacere di fare anche il presepe, montagne di cartapesta, fiumi di stagnola e cielo stellato blu. La chiesa gia' allora c'entrava poco: mia madre votava per il suo concittadino Berlinguer, mio padre da buon siculo si teneva riservato su che fiducia i preti meritassero. Ora so che aveva ragione.

Poi crescendo il Natale spari': non era piu' importante, se non come occasione di vedere gli amici oppure di partire per qualche posto lontano, per cui si era lavorato tutto l'anno. Il Natale a Oaxaca me lo ricordo bene: il sole a picco sull' anfiteatro, uomini e donne in costumi mesoamericani ricchi di piume e nascosti da maschere portavano immagini sacre in processione. 
Un altra volta a Mosca ai tempi quando ancora il comunismo esisteva: i grandi magazzini vuoti come la cella frigorifera del macellaio del paese dei vegetariani, la vigilia passata con G visitando tutte le stazioni del cerchio interno della metropolitana per vedere tutti gli stili diversi, e per stare al caldo.

Poi l'Africa. Gli Abissini, arroccati sui loro altipiani e circondati dai nemici della loro religione per secoli, si persero la riforma gregoriana del calendario e tutt'oggi non si sono adeguati: Natale e' il 7 di Gennaio, si chiama Ghenna. Laggiu' il 25 e' giorno lavorativo normale. Quando potevo facevo festa con gli amici, e poi di nuovo il 7 con tutta la nazione. Due Natali ogni anno. Qualche volta arrivava uno scatolo di panettoni dell'anno prima, regalato da qualche ditta in Italia che voleva pulirsi la coscienza. Si arrostiva la pecora sulla spiaggia di Langano, il lago rosa, si prendeva il sole, si faceva il bagno, si faceva la corte a Carlotta, e si beveva il vino di miele che taglia le gambe agli ignari.

Gli anni a Londra portarono un natale diverso: di nuovo l'albero e i regali sotto, ma adesso tanti. La mattina del 25 Babbo Natale riempiva le calze delle bambine con cioccolato, cianfrusaglie, giochini e cose di zucchero, ed esse sedute sul letto gioivano svuotando la calza. Intorno a Natale le cose inglesi tradizionali: il calendario dell'avvento, le carole cantate a scuola per i genitori, il solito freddo bagnato di quel paese, gli ubriachi a legioni, il concerto della locale filarmonica solo di canzoni natalizie. E il tacchino al forno, con patate arrosto e verdure varie bollite fino alla loro morte, compresi i cavoletti di brussels, le cacche del naso di satana. Yuck.

Adesso in molti versi il natale e' un misto di tutti i natali, centrifugati e distillati. I cinesi di Hong Kong adorano qualunque occasione per fare shopping, ed hanno adottato il natale alla grande: le illuminazioni attaccate sulle facciate dei grattacieli trasformano il porto di notte in un cartone animato visibile a miglia di distanza. I centri commerciali mettono su display di favole, storie o tradizioni natalizie che da noi li farebbero vedere in tv...
...ma some things never change: 
'sei monellissima oggi, piccola! guarda che lo dico a Babbo Natale e nella calza troverai solo carbone!' 
'Papa'! tu non la sai l'email di Babbo Natale!'

statemi bene, tutti.

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