Wednesday 4 February 2009

archivio (16) Faccia-di-Pol Pot

Dimenticato da qualche parte, e ritrovato mentre cercavo altro. 

Nel 1998 ero a Londra, appena tornato da dieci anni di Africa. Avevo trovato lavoro con un'organizzazione che si occupa di adozioni a distanza. Mi avevano detto: 
"Tu che hai esperienza di progetti, vai nel sudest asiatico e apri nuovi progetti per noi in quei paesi. Abbiamo bisogno di corrispondere con un'orfanotrofio, o una scuola per bambini poveri, cosi' possiamo darli in adozione a distanza qui. Devi identificare cosa fare con i soldi per aiutare i bambini o le loro famiglie o le loro comunita'. Vogliamo un progetto completo, multiannuale, integrato, sostenibile". 

Quanti paroloni. Io questa cosa delle adozioni a distanza non l'avevo mai fatta, ma dopo essermi informato meglio su come avrebbero speso i soldi delle adozioni, e sul loro sistema finanziario e di controllo, accettai. 

Una settimana dopo ero a Phnom Penh, Cambogia. PNP e' come Parigi, solo piu' piccola e senza la torre. Il fiume c'e', ed anche li' portano le baguettes sotto l'ascella senza avvolgerle...ma i cambogiani non sudano...

Mi ero messo in contatto con diverse organizzazioni che si occupano di bambini, tutte locali, in mano a cambogiani. Una ad una, andai a visitarle tutte per vedere se andassero bene. Certo, erano tutti molto interessati ad avere i soldi delle adozioni a distanza... 

Un giorno vado a trovare un gruppo, diretto da uno con la faccia come Pol Pot. Mi racconta che si occupa di salvare le prostitute bambine dai bordelli, le riabilita insegnando loro a cucire, o qualche altro mestiere, e poi le rimanda a casa. Mi invita l'indomani a visitare il loro "centro di riabilitazione", dove vivono una cinquantina di ex-prostitute minorenni. 

La sera vado a cena al Foreign Corrispondent Club (che nonostante il nome e' principalmente per viaggiatori, turisti e persi vari). Il FCC di Phnom Penh ha la reputazione di essere "il piu' bel bar del mondo, nessuno escluso". Se domani rifacessero Casablanca, lo farebbero la'. 
Sulla terrazza del bar incontro una irlandese che conosco dall'Africa. Ci sediamo al fresco, accendiamo una canna e ci mettiamo a parlare. Lei dirige una ONG olandese che si occupa principalmente di aiutare le donne ad emanciparsi economicamente e socialmente. Chiedo, mi racconta tutto. 

Scopro che il 97% della prostituzione minorile e' per soddisfare il mercato locale: tradizionalmente, cioe' da sempre, gli uomini cambogiani e cinesi preferiscono le ragazzine giovanissime, e con l'arrivo dell'AIDS la tendenza e' aumentata marcatamente. 
Mi racconta come il "turismo sessuale" sia solo il 3% del mercato, ma di come la stampa straniera veda solo quello. Conferma che la poverta' e' certo causa prima della tragedia, ma sono minchiate che le famiglie non sappiano a chi vendano i figli. 
"Vendono?" 
"Si, vendono, contanti. Ci sono i compratori per i bordelli, tutti li conoscono. Girano per i villaggi, trovano i bambini pronti sugli usci, pagano cash" 
"Conosci l'organizzazione di Faccia-da-Pol Pot?" 
"E' famigerata. Compra dai bordelli le prostitute ancora giovani ma che ormai non producono piu' tanto, o quelle malate di AIDS, se le tiene per qualche tempo nel centro di riabilitazione, dove le esibisce agli stranieri come noi, le ingrassa, e poi le rida' alle famiglie, le quali di solito se le rivendono" 
"E di quelle senza famiglia che ne fa?" 
"Le rivende ai bordelli in provincia, dove sono meno esigenti sulla qualita'" 
"Capisco" 

L'indomani vado a cercare conferme di questa storia al Ministero affari Sociali. Mi danno statistiche, analisi e dati. 

La sera torno da Pol Pot. Sono in tre a guardarmi attraverso il tavolo, facce inscrutabili. Strizzo gli occhi, e lentamente dico: 
"Mi dispiace ma non possiamo collaborare. Vi ho spiegato che l'adozione a distanza e' una cosa lunga, spesso dura anni. Voi siete talmente efficienti a riabilitare le bambine che non ci sarebbe il tempo materiale di stabilire il sistema: in sei mesi sono gia' tornate sane e salve alle famiglie, e coloro che le adottano a distanza dovrebbero ricominciare da capo con un'altra bambina, vanificando il legame emotivo. Mi congratulo ugualmente per il vostro lavoro meritorio" 

Pol Pot mi guarda, stringe ancora di piu' gli occhi. 
"Vorremmo mostrarvi il nostro lavoro, il nostro centro di riabilitazione per ex-prostitute. Le teniamo pulite, lavate, le vestiamo di bianco..." 
Sento l'esca nelle sue parole, il verme gettato alla morbosita' dell' occidentale. Il suo errore e' che non siamo tutti uguali (a me per esempio piacciono le quarantenni sexy)...accendo una Camel, stringo gli occhi come lui: 
"Siete molto gentili. Ma non mi sembra il caso di disturbarle, saranno stanche". 
Mi alzo, saluto, esco. Per strada inforco subito i Wayfarer, ma non perche' ci sia il sole. Che lavoro. 


(Giorni dopo trovo una donna fantastica, sopravvissuta ai Khmer rossi, che con quattro soldi si occupa di bambine di strada e fa con esse un lavoro bellissimo: e faccio il progetto con lei)

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