Thursday 14 October 2010

Back to Africa. Tredici anni dopo.

Kitui e' una cittadina quasi dispersa fra le ondulazioni del terreno - rosso e arido, acacie e boscaglia secca dal sole - che scende dalla Rift Valley verso l'oceano Indiano. Non e' sulla strada principale Nairobi - Mombasa, e non e' nemmeno negli itinerari turistici del Kenia. Un posto senza particolari attrazioni, ma capoluogo del distretto delle genti Kamba, e sede di diocesi. Proprio la diocesi e' il motivo per cui sono qui. Non che sia diventato improvvisamente chiesastrico, intendiamoci. Gli e' che in Africa la chiesa e' spesso l'unica istituzione la quale fa cose che quasi nessun altro fa.
Nel caso specifico, nascosta in un angolo della scuola intitolata a San Michele, di proprieta' del vescovo, e frequentata da ragazzi del luogo (pantaloni o gonna grigia, camicia bianca, pullover blu), c'e' una scuola per sordi. E nascosta in un angolo di quest'ultima c'e' una classe per bambini sordi e ciechi. Non sono tanti - per fortuna. Solo una dozzina, dai quattro ai sedici anni. Bambini e bambine trovati nei villaggi e nelle campagne del Kenia orientale, entro un raggio di un giorno di viaggio da qui. Quando li trovano sono spesso allo stato semiferale, incapaci di comunicare con la loro famiglia, abbandonati a se stessi, incapaci a cavarsela da soli nelle cose piu' elementari - come andare al cesso per esempio - quindi sporchi, spesso affamati, vestiti di stracci, una vergogna per i loro genitori e per il loro villaggio. O cosi' vengono considerati. E quindi li tengono nascosti, in fondo al cortile, dietro una tenda, lontano dagli occhi e dal cuore.
C'e' gente - maestri specializzati - i quali vanno in giro a carcarli, questi bambini. Quando li trovano convincono i loro genitori a portarli qui a Kitui, e ad affidarli alla scuola. Per questi bambini la scuola e' un collegio, ovvero vivono a tempo pieno. I loro genitori vengono a prenderli solo per le vacanze, e poi li riportano.

Non che questa gente potrebbe permetterselo, di mettere questi figli in una scuola speciale a tempo pieno. Parlo di contadini, braccianti, piccoli commercianti locali con un banchetto di legno lungo la strada, spesso con famiglie numerose, altri figli da mantenere e mandare a scuola, e una profonda vergogna, nascosta, di avere messo al mondo un figlio danneggiato, con il quale non possono parlare, ne' a voce ne' a gesti. Possono solo toccarli, ma ho imparato oggi che il tocco da solo - non istruito, non formato, come linguaggio non basta.

Un po' di sfortuna, un po' di fortuna, il cinese dentro KT oggi pensava. La scuola si prende questi bambini ciechi e sordi, e non si fa pagare niente. Ci pensano benefattori locali o internazionali a questo. Come la ONG con cui sono ora. Naturalmente metterli a scuola non basta. Occorrono insegnanti specializzati - e ci sono, il governo del Kenya ha una scuola di formazione per insegnanti di questo tipo. Ne occorrono tanti - l'ideale sarebbe 1 a 1, ma anche cinque maestri per dodici bambini funziona, come ho visto oggi.

Non sapevo esattamente cosa aspettarmi, ma non e' stato terribile come temevo. Certo, si muovono a scatti, o rimangono fermi, o fanno movimenti improvvisi, i visi distorti, gli occhi velati, suoni gutturali - non hanno mai imparato a sentire, quindi nemmeno a parlare. I maestri mi hanno impressionato. Li toccano in continuazione: mani, braccia, teste, spalle. Li abbracciano, li prendono in braccio, per mano. Gli parlano, gli sorridono, anche se per i bambini essi - i maestri - sono solo forme da toccare con le mai, e odori. Fanno sentir loro che non sono soli.

La prima cosa che gli insegnano e' ad andare in bagno. Ovviamente. Non che sia facile, credo, ma questi dodici hanno imparato tutti. Alcuni di loro hanno un residuo di vista, o di udito. Non tutti. Con pazienza, imposizione delle mani, e tecniche d'insegnamento specializzate, piano piano questi bambini diventano cio' che dovrebbero essere - bambini. Alcuni di essi verranno riabilitati del tutto - magari con tecniche chirurgiche agli occhi o alle orecchie. Altri, la maggior parte, vivranno una vita diversa, e limitata dal loro sensorium imperfetto, ma pur sempre piena di emozioni e sentimenti. Come tutti.

Oggi c'erano anche alcuni dei genitori. Due madri, un padre. Venuti a parlare con noi, a raccontarci come l'aiuto che diamo a questa e ad altre scuole gli abbia cambiato la vita. Questo si che mi ha impressionato: una madre, quando le e' stato chiesto come l'opportunita' di avere sua figlia in questa scuola abbia cambiato il suo rapporto con la bambina, ha parlato a lungo. Ha detto di come prima fosse piena di vergogna per questa figlia. Di come la tenesse nascosta dai vicini. Di come la trascurasse in favore degli altri suoi figli - non per avarizia di sentimenti, chiaramente, ma semplicemente perche' non poteva comunicarli o capire quelli di lei. Serena, seduta con noi, kanga colorato attorno ai capelli, ci ha detto di come la scuola - i maestri - le abbiano insegnato i rudimenti di comunicazione tattile - mano su mano, o mano sulla schiena. Di come abbia imparato a capire cosa significhino i gesti e i suoni della figlia. Di come la maestra abbia accompagnato la bambina al villaggio, e dimostrato alla famiglia e ai vicini come comunicare, e spiegato a lungo quali siano i problemi di sviluppo e di cognizione, e come affrontarli. Ma sopratutto, ha detto questa madre, sguardo calmo, testa eretta, come abbia imparato - dopo anni - ad amare sua figlia.

2 comments:

  1. Buongiorno, leggo con piacere il tuo blog, soprattuto i post sul Kenya. Anche io sono stata a Kitui ad agosto del 2010 e abbiamo prestato aiuto c/o l'orfanotrofio Baby Home.
    Non conosco la scuola di cui parli, dei bambini sordi e ciechi. Dove si trova di preciso? sarĂ² a Kitui tra una settimana e mi piacerebbe far visita alla struttura e vedere il progetto.
    Grazie,

    Enrica

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  2. chiedi della scuola per deaf children. e' della diocesi, la mandano avanti le suore. all'interno c'e' una classe per ciechi e sordi. good luck!

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