Friday 6 February 2009

Casa di Bambole

Nubi di segatura mista a scaglie di pittura marrone si levano a sbuffi dal legno e mi si appiccicano sulle mani e sulla faccia. La mascherina protettiva mi fa prudere il naso, gli occhi mi lacrimano, e sono sicuro che sia vernice al piombo, questa che mi sto scartavetrando addosso.
La zia Petunia, alla quale tutti vogliono bene, dice che il bisnonno la costruì subito dopo la guerra, per lei bambina. È una casa di bambole fatta di legno comune, a due piani: cucina e bagno sotto, camera da letto sopra. Il tetto è spiovente come una baita, la carta sulle pareti ingiallita e sbriciolata, una striscia di giardino attorno, e il retro aperto per giocarci. Dentro, tavoli sedie e letti fatti dal bisnonno al tornio. È in condizioni pietose, dimenticata per cinquanta anni in soffitta. L'ha ritrovata e me l'ha data come regalo di Natale per la bimba. L'ho ringraziata, ma il sorriso mi è venuto legnoso.
È notte in garage. Carta vetrata grossa e fine, stucco, attrezzi e pennelli, una luce forte e io, imbacuccato ché fuori è dicembre. Tutto coperto da una patina polverizzata di vernice al piombo - sicuramente cancerogena. Farò verde e a fiori la striscia di giardino, il tetto rosso, i muri bianchi come d'estate. Dentro userò il rotolo di carta da parati che mia madre conservò, rivernicerò i mobili, e metterò anche i tappeti. Lascerò i vetri alle finestre, e per le tendine qualcuno mi aiuterà. Ci vorrá ognuna delle notti che mancano a Natale, e mi dovrò inventare un trucco per aiutare Babbo Natale a farla passare dal camino, ma le piacerà moltissimo.

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