Saturday 10 March 2012

I biscotti atomici.

Una storia da Musungu, mi dicono.

Piu' che da musungu direi da ferengi. Cosi' chiamano i bianchi in Etiopia, ex Abissinia, ex Africa Orientale Italiana.
Ero li' nel 1993. Lavoravo per un'organizzazione di aiuti e sviluppo irlandese. Noi eravamo specializzati in assistenza medica agli ospedali e alle cliniche locali, ma lavoravamo anche con i bambini di strada, gli orfani, e ovviamente le emergenze - siccita', carestia eccetera.

Un giorno telefona l'ambasciata inglese e il tipo, con l'accento tremendamente britannico, come tutti quelli che lavorano per il Foreign Office, dice:
- Abbiamo ricevuto una consegna non piccola di biscotti a lunga conservazione, e li stiamo distribuendo alle varie NGO inglesi e irlandesi nel paese. Domani ve ne manderemo un carico

Io mi preoccupo subito. In inglese 'non piccola' vuol dire enorme. Ma prima di poter rispondere 'Ma veramente noi...'
- Thank you. - Click -

L'indomani mattina ero fuori dalla sede, e quando sono tornato mi ricordo che ho dovuto parcheggiare per strada perche' dentro lo spazio era occupato da un FIAT 682N3 - camion storico della presenza italiana nel paese nel dopoguerra (il che mi ricorda che nel 1980 ad Acireale lo usavano ancora per raccogliere le arance...)
Il camion era sovraccarichissimo di confezioni di biscotti da dieci chili, in latte verde militare racchiuse - quasi tutte - in una scatola esterna di cartone. I ragazzi locali dell'organizzazione erano indaffaratissimi a scaricare il camion - all'etiopica, cioe' due di loro erano sopra e facevano cadere le latte fra le braccia di quelli a terra, i quali le portavano in magazzino. Mi sono fermato a guardare un attimo prima di entrare in ufficio, e in quel momento uno dei ragazzi perde la presa, o gli scivola la latta, la quale finisce per terra con forza ed esplode letteralmente con un BANG!. Il coperchio della latta e' volato come un petardo, biscotti ovunque nel cortile. Non puo' essere. I biscotti non esplodono...

Allora guardiamo bene e scopriamo che le confezioni esterne di cartone hanno tutte stampata la scritta MoD - Ministry of Defense, e sotto c'e' stampigliata la data di produzione: 1959 e 1960. Biscotti vecchi come me all'epoca. Poi, sotto la lattina scopro anche che la confezione e' sotto pressione, riempita con gas inerte. Questo spiega l'esplosione, ma biscotti di 33 anni?

Vado dentro e telefono all'ambasciata. Voglio chieder loro, in inglese ovviamente 'Ma che minchia ci avete improsato?'
La tipa dall'altro lato del telefono e' apologetica. Spiega che sono una parte delle riserve alimentari che il Ministero della Difesa britannico aveva accumulato nei rifugi anti-atomici costruiti nei primi anni sessanta, quando ancora la guerra fredda era una cosa seria. I rifugi, costruiti per il governo, il Parlamento e le loro famiglie, erano rimasti intatti, mai usati e pieni di provviste ed equipaggiamento, in attesa di un inverno nucleare mai arrivato.

Quindi, nel 1993, dopo la caduta del Muro di Berlino, la caduta dell'Unione Sovietica e la fine della Guerra Fredda, il governo aveva decommissionato i rifugi antiatomici, svenduto l'arredamento e l'equipaggiamento, e donato i biscotti al Ministero per lo Sviluppo Internazionale, il quale penso' bene di mandarli in Africa. E in Etiopia ne arrivo' una nave intera - qualche quarantamila tonnellate.
Di biscotti.
Del 1960.
Che esplodono se maneggiati con noncuranza.
Dai rifugi antiatomici.

Li chiamammo subito, ovviamente, biscotti atomici. Atomic biscuit.

La cosa che mi preoccupava veramente era che Shelly, il canazzo bianco da guardia orbo da un'occhio (veterano di cento battaglie per l'osso) che viveva in quel cortile, di assaggiare i biscotti sparsi per terra dopo la prima lattina esplosa non ne voleva sapere assolutamente. E Shelly era un cane che si mangiava anche le pietre.

Quindi ne prendo una latta inesplosa e la porto all'Istituto Pasteur di Addis Abeba, dove richiedo un'esame chimico approfondito per stabilire se i biscotti siano commestibili e in ogni caso adatti all'alimentazione umana. Dopo un paio di giorni, coi biscotti bloccati in magazzino, l'Istituto risponde favorevolmente, e possiamo cominciare a distribuirli alle varie cliniche rurali, dove li useranno come alimentazione supplementare di emergenza per bambini e adulti malnutriti. Tutto e' bene quel che finisce bene, e c'e' un certo equilibrio che i biscotti fatti per la guerra alla fine siano serviti ad uno scopo di pace. Che poi dovevano essere nutritivi, pensati com'erano per Lords e Ministri nascosti sottoterra possibilmente per anni...

Comunque, visto che Shelly continuo' a storcere il naso ai biscotti atomici per tutto il tempo che ci mettemmo a liberarcene, presi consiglio da lui e non ne assaggiai mai nemmeno io.

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