Monday 16 February 2009

Libri volanti

Di questi tempi, sara' per il monsone, sara' per un periodo meno pieno di lavoro del solito, mi diletto a leggere piu' del solito ( ani_biggrin.gif ). Naturalmente KT non ha pretese culturali quando legge. Anzi: l'idea stessa di un libro culturale gli provoca una vaga repulsione, come avere in bocca un sapore di metallo marcio. Quest' analogia e' presa direttamente da Idoru, di William Gibson. Sulle orme del Cyberpunk, di cui Gibson e' stato dichiarato ufficialmente responsabile, Idoru e' un viaggio elettrico fra lo stardom moderno e gli ambienti giapponesi bagnati di pioggia e neon, sia virtuali che reali, che egli creo' per il primo suo romanzo del genere, Neuromancer. Uno stile sincopato fra virtualita' reale e personaggi da favola visti con gli occhi della quattrodicenne Chia McKenzie, fan del gruppo pop Lo/Rez alle prese con l'idea che il suo idolo Rez voglia sposare una donna virtuale, una idoru, fra mafiosi della Kombinat russa e la Citta' Murata virtuale dei teenager giapponesi, vale sicuramente la pena: gran libro. 

Naturalmente non leggo un libro alla volta: ne tengo alcuni aperti assieme per terra accanto al letto, altri sul divano, e altri in borsa: non si sa mai cosa mi senta di leggere. Finito ieri, di nuovo, History of Hong Kong, di Frank Welsh: visto che ci vivo mi piace sapere la storia del posto. Piacevolmente cross-referenced, vi ho trovato lo stesso Lugard, qui governatore agli inizi del novecento, che anni prima usava la mitragliatrice Maxim contro i seguaci del re del Buganda nell'opera seminale The Scramble for Africa di Thomas Packenham, ricostruzione accuratissima e non apologetica dei trent'anni alla fine dell'ottocento che videro il Continente penetrato e diviso fra le cancellerie e i ministeri d'Europa. Gran ritratto di Leopoldo del Belgio, re e sfruttatore, insieme con tantissimi altri personaggi. Stanley, gallese finto americano, Brazza, italiano finto francese, Emin Pasha', tedesco finto sudanese...per tacere di 'Cinese' Gordon, generale inglese e anima tormentata, la cui testa rimase a Khartoum. Non perdibile, cameo del giovane Winston Churchill, assistente del Segretario alle Colonie, il quale annotava ai margini di un rapporto ufficiale del governatore dell'alto Niger: Si invita l'estensore ad adattare il linguaggio in uso nei rapporti ufficiali: coloro non familiari con il gergo del ministero di Sua Maesta' potrebbero interpretare che il vostro incarico consista nello sparare agli indigeni e rubar loro le terre'ani_biggrin.gif

Cos'altro ho sulla stufa? Ah si: Chickenhawk, di Robert Mason. Gran libro: il Vietnam da un elicottero, fra dubbi, morte e la mancanza totale di logica tipica dei militari di qualunque nazione. Si fa leggere tutto d'un fiato. Nella borsa del portatile, appoggiata qui accanto a me in attesa della pausa pranzo, Donnerjack, ultimo romanzo del mai troppo compianto Roger Zelazny. Fra Virtu' e Verite' (mondo virtuale e mondo reale) si aprono porte inaspettate: l'amore fra gli abitanti dei due regni diventa occasionalmente e impossibilmente fertile, e chi ne risulta dovra' capire non solo come, ma anche perche', e cosa c'entri il Signore dei Campi Profondi, il quale divenne in esistenza l'istante che la prima cosa vivente mori'. Fra il castello in Scozia abitato da fantasmi ai quali piace odorare il whisky, il treno virtuale chiamato Il Babbuino d'Ottone che si crea la ferrovia fra i piani dell'esistenza al ritmo di Dixie, e umani diventati esseri mitologici per le intelligenze artificiali, John D'Arcy Donnerjack prima, e suo figlio Jay dopo attraversano le pagine come Mizar, il segugio fatto di pezzi di ricambio e moquette. Gran libro, grande scrittore.

Leggere

Avevo quattro anni quando mia mamma, stufa di aspettare che si facesse tempo di mandarmi a scuola, mi insegno' a leggere Topolino, seduti assieme sul divano. Non l'avesse mai fatto: all' asilo la maestra, torturatrice, mi mandava ogni tanto col libro in mano giu' per il corridoio pieno di echi fino in seconda classe, dove la sua collega mi faceva leggere davanti a tutti, per farli vergognare. Oh, come me la fecero pagare, nei corridoi, quegli ignavi. 

Ricordo ancora, ragazzino, le occhiataccie delle mie zie quando, alla domanda 'che hai fatto con i soldi che ti abbiamo regalato?' rispondevo che avevo comprato libri. Non lo capivano, non sembrava loro una cosa normale. 'Ma vai a divertirti, comprati vestiti, vai al cinema invece'. Come avrei potuto spiegare ad esse, gran lavoratrici e amabilissime zie, ma profondamente chiesastriche ed ignoranti di tutto cio' che non fosse la loro immediata vita, che non c'era divertimento piu' grande, durevole e delizioso che navigare con Yanez verso Labuan, o cacciare lamantini fra le mangrovie vicino a Maracaibo. 

La stessa tristezza - lieve ma certa - quando penso alla scuola, al ginnasio: ogni classe aveva un armadio pieno di libri, romanzi e saggi. Mi diedero la chiave ed un quaderno per scrivere chi prendesse cosa, e quando lo ritornasse. Alla fine dell'anno, forse in tre-quattro, su quasi trenta, avevamo preso in prestito libri per leggerli. Tutti gli altri leggevano solo quello che dovevano leggere. Il liceo fini' con me e pochi altri che avevano letto tutto, tranne Manzoni. Perche' si doveva leggere. 

Felicita' fu lavorare in libreria per qualche anno, ogni anno, a luglio e agosto, e parte di settembre fino all'inizio della scuola. Anche se il grosso del lavoro erano i libri di scuola, gli scaffali, la polvere, l'odore, e sopratutto il potermi portare a casa qualunque libro, leggerlo in una notte, e riportarlo l'indomani. A quel punto pensavo fosse normale che fossimo in pochi a leggere, e che non avessi nessuno con cui parlare dei libri che mi piacevano. E normale lo era.

Immaginate lo scioccamento quando mi resi conto, anni dopo, che ci sono paesi dove tutti leggono. Ricordo ancora la mia prima volta nella metropolitana di Mosca, un inverno di tanti anni fa: fra l'architettura da fare storcere il collo, le teste di tutti i russi col colbacco di pelo, ma proprio tutti, o il fatto che ognuno di essi uomini e donne soldati e civili fosse immerso in un libro, un'intero treno di pendolari che leggeva. Non seppi che pensare, mi ricordo pero' che il freddo dell'inverno russo, la' sotto, non c'era. 

E poi la perfida Albione. Tutto quello che volete, ma un mercato immenso, qualita' media elevatissima, un sacco di gente in fila alla cassa nelle librerie, tutti i giorni, perfino nella pausa pranzo. Piu' il loro sistema di biblioteche pubbliche rionali: posti bellissimi e luminosi, accoglienti e pieni di tutti i libri piu' recenti, e posti per sedersi a leggere, o una tessera magnetica per portarseli a casa. Gratis. E i treni dei pendolari, il 7:13 per Charing Cross? Come a Mosca. Senza i colbacchi. 

A volte penso che, furbi come ci sentiamo, noi italiani in realta' siamo stupidi.

Il mio amore era nera e cromo

Siamo rimasti insieme otto anni. La trovai in un angolo scuro del concessionario, con 17.000 chilometri, una patina di polvere, e una statuetta come quelle sul cofano delle jaguar saldata sul parafango davanti. Mi ricordo come mi si aprirono gli occhi. Era stata di qualcuno il quale se ne era andato a viviere a Durban. 250 chili, 2 cavalletti, 2 enormi cilindri, 2 borsoni neri, sella effettivamente omologabile per guidatore + tre ragazze, oppure per tre guidatori maschi, con una sola patente e un solo casco fra tutti e tre. Che ti si rallegra il cuore a girare l'angolo di una delle stradine del centro di Marina di Ragusa alle tre del mattino e trovarsi davanti un posto di blocco con almeno venti carabinieri e veicolame adeguato. Uno spiegamento di mezzi cosi' e' solo perche' cercano qualcuno che conoscono, non per fermare motoristi...
- ...E la moto a chi e' intestata?
- a me, brigadiere.
- ma guidava il suo amico.
- con la pancia che ha se sta seduto davanti e' meglio, brigadie'.
- e di patente c'e' solo quella del suo altro amico, giusto?
- si. e abbiamo un solo casco in tre. e siamo ad agosto.
- un solo casco? questo e' grave.
- e' vero, brigadiere. e' grave... e' un caso di emergenza. Le sembriamo gente che si diverte ad andare in giro in tre in moto di notte? Eravamo a Siracusa e si e' rotta la macchina del mio amico. Dovevamo tornare alla Salina, era tardi, non abbiamo avuto scelta...e lei lo sa che la Guzzi mille tre persone le porta in sicurezza.
- rimane un reato. E non condivido la sua opinione sicurezza sul motoveicolo per tre adulti e 200 chilometri da fare di notte.
- Ma scherza, brigadiere? E la squadra nazionale di acrobazia in moto dell'Arma? Quelli ci salgono in dodici, fanno la piramide e camminano su una moto come questa...
- Va bene. Dodicimila lire per guida senza patente, e ve ne potete andare. 

Appena la comprai cominciai subito a passarci un sacco di tempo assieme. Non le diedi mai un nome proprio, ma pensavo a lei come la Ragazza. Non volevo una moto per l'estate. Volevo una moto invece dell'auto. Dopo qualche mese avevo non solo trovato il meccanico filosofo e appassionato di Guzzi che tutti dovremmo avere, avevo anche sistemato la frizione, cambiato le marmitte con le Lafranconi (quelle con l'elichetta), e avevo comprato in gran segreto il tendicatena della distribuzione, inventato da qualche appassionato in Olanda, importato in quantita' limitate da un brianzolo, e gravemente disapprovato dalla Casa. Andavamo ovunque insieme. In altre parole ogni giorno mi portava al lavoro e mi riportava a casa, non lontano ma abbastanza da arricriarmi seduto all'aperto, muovermi sopra il mondo e vederlo fluire.
(ci vuole un abbigliamento adatto, altrimenti diventa una cosa miserevole, senti freddo e spesso ti sgocciola dietro giu' per il collo)
Con la ragazza vennero stivali, giaccone, guanti. Tenevo una valigia sola montata da un lato, dentro tuta da pioggia, triangolo e coprimoto rosso di nylon pesante. Cambiai i carburatori con quelli da 42. Raramente passavo i 150 all'ora: a quella velocita' rombava tranquilla in autostrada per le otto ore che ci volevano per salire da Catania a Roma. Con i 42 si poteva spingere fino a 180, ma senza borse e senza passeggeri.


Ci fiondavamo a Roma spesso con mia comare Anna in quegli anni. Principalmente per andare ai concerti, ma avevamo anche amici a Torpignattara ani_biggrin.gif No davvero. Marta non mi ricordo cosa facesse, assegnata allo staff della onorevole ministro. Mi ricordo il suo accento romanaccio ('KT, non ti fare fregare: il romanesco non esiste piu') quando un giorno spunto' arrivando dal lavoro imitandola: marcio' in casa sua agirando il braccio alla suffragetta, gridando 'Dio lo Vuole!' che si capivano le maiuscole. 

Anna: Ma davvero ha detto cosi? la Ministro?
Marta: dovevi vederla! c'erano i giornalisti all'entrata di palazzo coso, ma una dura non si fa impressionare, e' passata e quando e' arrivata in cima ai gradini si e' girata, ha alzato la mano, 'Dio Lo Vuole', ed e' sparita dentro...


Non mi ricordo per quanti sforzi faccia, di ricordarmi quale numero fosse questa particolare crociata. In quegli anni il Vaticano teneva ancora il catalogo aggiornato delle crociate ufficiali dalla prima ai giorni nostri. Quando Acri cadde ampliarono il catalogo delle crociate: la Reconquista, l'asservimento germanico degli stati Baltici pieni di brutti paganoni pelosi che sconoscono Dio e adorano gli alberi , l'introduzione della Civilta' Cristiana fra le Popolazioni Pagane delle Americhe...ai tempi di questo viaggio in moto avevano finito i soldi e chiuso questi uffici costosi e poco utili*. Poi Craxi fu votato al governo, anche grazie ai voti di tutta la Sicilia fino ad allora saldamente dicci', si mise gli stivali, fece l'otto per mille...
Io me ne andai in Africa, abbastanza disgustato da tutta la faccenda. Ma questa e' un'altra storia...

[MODE READ AGAIN. SHAKE HEAD. BE REPENTANT=ON] 
Scusatemi, divago a livelli. Sono questi fiorellini leggeri e leggerissimamente appiccicosi. Wow.
Funzionava cosi': partivamo dopo il lavoro da Catania, risalendo la costa lungo l' autostrada che va a Messina, a un'ottantina di chilometri. A sinistra l'Etna e' un gigante scuro, e vicino. Fuma leggero contro il rosso del tramonto. 
Passare sotto la rocca di Taormina erano due galleria veloci. Non si vedeva niente del movimento che sapevamo esserci a tutte le ore nella cittadina. Poi, galleria dopo galleria, montagne a sinistra e mare a destra, spiagge bianche di ciottoli sotto. Presto davanti a destra si intuisce la fine della Sicilia, e oltre il mare si vede, scuro e alto sull'acqua, l'Aspromonte. L'autostrada gira alta sul monte intorno a Messina, poi un ramo se ne stacca e precipita' giu, diventando presto un viale che scende verso il porto. I traghetti di Messina sono tanti, frequenti e veloci: forse venti minuti per la traversata vera e propria. Tempo per un caffe' ma il la macchina del caffe' del ponte passeggeri del Caronte la lubrificano con l'olio che sgocciola sul ponte veicoli durante la traversata. Lo bevono solo i forestieri e i turisti. 
Si romba giu' dalla rampa a Villa. Ero parcheggiato dietro sulla nave, c'e' gia' la colonna di macchine sulla strada fra i mare e il terrapieno della ferrovia che porta all'uscita delle darsene del Caronte. Se avessi voluto fare la fila mi sarei tenuto la macchina. Entro largo a sinistra della fila, che tanto non viene nessuno, apro la seconda di una manopolata e passo una dozzina di macchine. Come un elastico, chiudo il gas e rallento verso il semaforo rosso. Con una tallonata metto in folle. Rallento, due dita sulla leva del freno. La Ragazza naviga in avanti senza tentennare, mezza tonnellata di massa appesa al disco davanti, quello singolo. Luce verde. Tiro la frizione, do un calcetto verso l'alto al bilancino, do' gas una volta per fare alzare i giri al motore, e ci ributto dentro la seconda. Senza esitazione la Ragazza si avventa, danzando ai lati della scivolosa doppia linea bianca. C'e' la galleria. Chiudo il gas e tiro a me il manubrio sinistro ad altezza cintura. La Ragazza si piega di lato, una ruota alla volta, lemente, cambiando direzione sul posto. La assecondo che si rialza spostando la posizione del culo e siamo gia' nel tunnel, cambio di direzione 90 gradi. Mi viene il ghigno: saranno cinquanta metri di galleria sotto il doppio binario della linea per il nord, la fila di macchine che viene al traghetto ferme al semaforo all'uscita della galleria stessa, perche' due camion assieme questa curva non la possono fare, la banchina e' troppo vicina. Apro due terzi del gas alla seconda marcia e i bassi delle marmitte sono come un crescendo di organo nel tunnel. Schizziamo fuori dalla galleria al centro di un'onda concentrica di suono che si divide in filamenti, si avvita su se stessa e si perde fra gli alberi della piazza della Stazione. Imbocchiamo il viale e in fondo c'e' lo svincolo dell' Autostrada del Sole. Il cartello dice solo SALERNO 621. 
Oltre il cartello, l'autostrada si arrampica su per le Calabrie, fra i boschi e il mare.

Sostegno fatto. Puf puf. Dov'ero?

Ah si. L'autostrada sale sull fianco delle montagne, a picco sul mar Tirreno. Direttamente a ovest, invisibili, le Eolie. Sotto il viadotto, in basso in basso, Scilla, e poi Fiumara. Poi l'autostrada piega bruscamente ed entra nell'interno. Ormai e' notte. Presto troviamo l'agip dove ci fermiamo sempre. Faccio la fila dietro le macchine, a motore spento. Con Anna dietro e il carico la ragazza si fa spingere in avanti con un lavoretto leggero di punta-tacco nonostante che mezza tonnellata di peso ci sia tutta. La California non e' uno stupido chopper ad imitazione dell'Harley Davidson. Far from it, come dice Morpheus. Le Harley si guidano appesi al manubrio, per non cadere all'indietro. Prova a fare cosi' alla Ragazza, e vedi cosa ti fa. La ruota davanti si alza e la moto non si fa sterzare piu' finche' non la smetti di fare il cretino e ti siedi come ti pare ma col peso in avanti. Questo perche' il telaio della Cali II, come tutti i guzzoni mille, e' primogenito di quello del V7 Sport, tubazzi di acciaio che non si scompongono facilmente. Prova a mettere una Harley a passare la notte sull' elastico fra i 120 e i 150 e vdi cosa succede. Se Dio avesse voluto che le Harley andassero veloci avrebbe dato loro dei freni decenti, dice il proverbio. Ma (Coro)Dio c'ha la Ducati
24 litri e' pieno. Caffe'. Ci mettiamo le tute antipioggia sopra i giubbotti e i jeans, paracollo, casco. I guanti sempre alla fine...ripartiamo. Peso sul destro, colpetto in giu' in punta di stivale al pedale del cambio, lascia la frizione. Seconda di tacco sul bilancino, punta dello stivale comodamente appoggiata ai marciapiedi che sono le pedane, apri e sei gia' sulla corsia di accellerazione, porto la terza in coppia a 3800 giri e la tengo li, due dita sulla manopola. Entro in autostrada accenando una piega, metto la quarta, rilascio di colpo e la moto rimbalza dall piatto della frizione mentre arriva il gas. La Ragazza si fionda in avanti. Non c'e' nessun altra analogia per questo movimento. In stabilizzo 120 a 3800 giri, nel vertice della curva di coppia. Assesto il sedere sulla sella, sento Anna che viene piu' avanti per mettere tutta la testa nel bozzolo d'aria tranquilla generato dal paravento. Occhi sulla strada, poco al disopra del margine del paravento stesso. La California II va come un treno. Quelli del marketing alla Guzzi oggigiorno chiamano le sue discendenti cruiser, incrociatore. 
Le Calabrie non finiscono mai, e l'autostrada e' piena di camion. Si incrocia sul lungomare. Qui si va veloce, si cavalca il ritmo del traffico e non ci si distrae mai. L'adrenalina si sente gia'.

Mi ricordo di avere comprato, all'inizio, uno di quei cosi a batteria per parlarsi da dentro il casco, ma in autostrada non si poteva usare: occorreva rallentare sotto i cento perche' ci si capisse: troppo rumore di fondo. Lo buttai via presto. 

L'autostrada e' buia. Solo le uscite sono illuminate, ragni di luci gialle seduti sul nero degli oliveti. 
Ogni quaranta chilometri c'e' un'area di servizi, ma non ci fermiamo se non non arriviamo piu'. Cammino quasi al centro fra le due corsie, poco a destra delle strisce. La discesa e l'attraversamento della piana di Lamezia Terme passano come un sogno rettilineo: l'odore di bosco dell'interno ridiventa brevemente odore di limoni. Credo che per andare a Cosenza si giri a destra di qui, ma chi c'e' mai andato a Cosenza? L'unico cosentino che ho conosciuto fu quello che si dava arie in terza elementare perche' essendo di Cosenza, lui era del nord
Il paravento, la sella, le pedane e sopratutto il largo ma basso manubrio mi consentono di stare seduto col tronco eretto, ginocchio sinistro giu', stivale appoggiato in punta alla pedana e di tacco sul perno del bilancino. Piede destro appoggiato piu' avanti. Comodissimo. Naturalmente guido con due mani e tengo ginocchia e stivali ben dentro. Queste cose non si fanno durante le fiondate.

Dopo Catanzaro l'autostrada si spopola e sale veloce verso il Pollino. Di giorno si vede, di fronte, massiccio molto piu' grande dei vicini. Dall'altro lato, chissa' quanto lontano, le terre dei Lucani. L'autostrada gli sale sulle ginocchia e piega decisamente a sinistra, verso Napoli. Qui c'e' un benzinaio che mi piace, in una piazzola in bilico su una cresta spazzata dal vento. Davvero. Ci fermiamo per un caffe' e una sigaretta, ma io ho fame e mi prendo uno sfilone imbottito di fette sottile di capocollo piccante, che da queste parti e' buonissimo fin dal tempo dei Greci. Non mi viene in mente niente altro di positivo sui calabresi. Ha ragione Camilleri. 

Sposto la moto al riparo dal vento, sotto un camion di Comiso carico di ortaggi fermo per la notte, tendine tirate. Mi sgranchisco le gambe, Anna va in bagno. Casco sullo specchio, collo aperto, guanti fra il paravento e gli strumenti. Non c'e' freddo ma il vento e' fastidioso. Comincio ad arrotolare un pezzo di cartoncino fra l'indice e il pollice. Torna Anna, le do' il fitro gia' fatto, sorrido e vado a mia volta a lavarmi le mani per poi finalmente pisciare. Ahhhhhh... faccinarossa.gif

Dopo il Pollino l'autostrada ha alcuni dei suoi piu' bei viadotti e ponti, mentre sale verso il passo intorno ai mille metri che e' il punto piu' alto nel percorso da qui a Bologna. Naturalmente non ho idea di come si chiami il passo: non me lo ricordo piu'. Anna ha fatto la canna, ma qui se la fumerebbe il vento. Mettiamo in tasca e ripartiamo. C'e' freddo, e' tardissimo e non c'e' quasi nessuno. Meglio sbrigarsi. La lunga salita si fa sentire sulla quinta della moto carica. Scalo marcia e la riporto a regime in quarta, liscia come l'olio a 120. Oltre il passo, mentre la strada si abbiscia a curvoni fra le montagne e i viadotti, gallerie occasionali attutiscono l'oscurita'. Ma solo le entrate sono illuminate: in galleria ci vai coi tuoi fari. La Ragazza oltre al suo faro rotondo ne ha altri due piu' piccoli ai lati, rotondi e non spessi: luci di profondita'. Non le uso quasi mai.

Alle prime luci dell'alba siamo sopra Salerno, fuori dalle oppressive valli della Campagna. 
Qui c'e' la grande deviazione che con un largo giro all'interno evita le citta'. Si arriva oltre Napoli in fretta. Peccato che da questa autostrada Napoli non si veda. La Tangenziale invece, in moto e all' ora di punta e' una dose di adrenalina solo a passarci. 
Ma noi stiamo andando a Roma. Ci fermiamo per benzina e colazione con smorfie, perche' da qui il caffe' gia' non e' piu' buono, e camminiamo fino agli alberi a fumarci la canna in pace. Un attimo di rilassamento ci vuole, camminando sento ancora l'eco attutita del respiro del motore nelle orecchie, e nelle vene.

*disclaimer: il periodo precedente all'asterisco e' perfettamente verosimile, ma del tutto inventato, mancando l'autore della memoria adatta per ricordarsi queste cose esattamente, ma in compenso dotato di ottima pigrizia selettiva. ani_biggrin.gif

Storia forumistica personale (3)

Politicaonline fu una rivelazione e un casino: come capitare in una grande citta' sconosciuta senza nessuno che ti faccia da guida e nemmeno una copia del libro apposito di Lonelyplanet. Mi impressionarono subito due cose: l'altissima percentuale di spostati, estremisiti della mennulata, cretini totali e gente convinta che vi postava, e la presenza di un gruppo di gente con evidenti problemi di iperegomia, i quali avevano un forum tutto loro, snobbavano i forumisti normali come un qualunque Lord inglese snobba i laburisti, e passavano il tempo seduti nelle poltrone di pelle del club, sotto ritratti di nobili antenati deceduti, facendo quello che tutti i nobili sono autorizzati a fare: giocare a carte e sprecare il tempo tongue.gif 

POL duro' poco: dopo pochissimi mesi che lo frequentavo, prima che avessi avuto il tempo di conoscerlo bene, affondo'. Se volete la storia di quel primo naufragio dovete chiederla altrove: io ero troppo nuovo, e passavo il tempo a leggere l'inimitabile Brunik che prendeva per il sedere i 'pollisti' come nessuno, o a iniziare i primi timidi tentativi di feroce litigio online con nick ormai dimenticati. 

La cosa diversa su POL fu fare conoscenza con Roberta Medusa. Conoscenza superficiale, giusto qualche messaggio privato, ma abbastanza da farmi scoprire una volta per tutte che c'e' gente vera, con sensibilita' ed emozioni profonde, dietro i nick. Cioe', dietro alcuni dei nick. Dietro molti altri c'e' il vuoto, apparentemento pieno dei bytes colorati dello schermo. 

Non ricordo nemmeno piu' come fu che POL riapri' e poi riaffondo' dopo pochissimo. Mentre ero li' in acqua che galleggiavo perplesso passo' Roberta su una scialuppa di salvataggio, mi vide e mi lancio' un email salvagente con scritto 'iscriviti a Letterealdirettore e Spazioforum

Kod feci, audax viator, et terrestre centrum attinges*

....e il resto (del cazzeggio) e' in archivi consultabili tuttoggi. 

Postilla: 
Dopo qualche tempo mi riiscrissi alla nuova POL, solo perche' li' c'e' un forum di appassionati di aerei, e a me, come passeggero, la cosa interessava. L'ho visitato occasionalmente in questi ultimi paio di anni, ma recentemente ho scoperto che la politica di POL e' di non ammettere link ad altri fora nelle cose che si scrivono. Non lo sapevo, e non mi sono trovato d'accordo, quindi mi sono cancellato. 

referenze: nessuna faccinarossa.gif 


* Verne: 'viaggio al centro della terra'

Storia forumistica personale (2)

Nick: fin dagli inizi nel TT scelsi KT e non l'ho piu' cambiato, ne' ho mai avuto cloni, con l'eccezione di uno per partecipare alle ultime ore di LaD, da dove mi ero cancellato qualche settimana prima, prima che sapessi che stava per chiudere. Killing Time (l'ho gia' detto, ma ripeto) e' il nome di una nave in un bellissimo romanzo dello scozzese Iain M. Banks intitolato Excession (ignoro il titolo della traduzione italiana). La nave KT e' testarda, presuntuosa ma interamente dedicata a quello che fa, e all'epoca, appena letto il romanzo, mi venne cosi' di sceglierlo come nick. Da notare che io sono invece testardo, presuntuoso MA pigro. 

...Ah. Tutte le navi nei romanzi di Banks sono senzienti. 

Passai almeno un anno sul forum Off Topic (OT) di HWupgrade, come visitatore occasionale. La maggior parte dei forumisti erano ovviamente gente capitata li' perche' interessati ai computer, quindi spesso giovani o giovanissimi, ancora piu' spesso ignoranti del mondo e delle sue cose, ma tremendamente bene informati sui problemi e i casini che avere un 'puter comporta. Su OT c'erano anche adulti, e le discussioni erano spesso interessanti e bene articolate. Li' incontrai un tal Shambler, che non so pero' se sia lo stesso che si vede ancora in giro. Il problema fondamentale del forum di HWupgrade era che non appena un forumista proponeva un problema capitato al suo computer, il suggerimento immediato era 'formatta!'. Questa cosa, a me immigrato precario in Albione, non andava affatto bene. Avevo un sacco di cose nell'hard disk, compresi i miei archivi del lavoro Africa, e a fare il back-up su dodicimila dischetti prima di formattare non ci pensavo nemmeno. Un giorno vidi passare un tal Billow, guru italo-sloveno del software, e lo seguii nel forum del suo sito, questo pero' dedicato ai programmi e non ai componenti del computer: Wintricks.it.

C'era un forum anche su Wintricks (c'e' ancora), con il suo bravo sottoforum OT. Molti forumisti di HWupgrade passavano di la', ma c'era anche una nutrita rappresentanza autoctona, teste parziali (come dice Camilleri) ai programmi e ai linguaggi di programmazione, quindi capaci di risolvere i problemi senza formattare, cliccando qui e li' nel sistema, e occasionalmente modificando -con cuidado - il registro di Windows. Molti di costoro avevano un certo interesse per affari correnti, politica e cazzeggi vari. Saggiamente il Billow (Yoda) diede la moderazione del forum OT al duo di pistolere composto da Daniela e Trinity, le quali abilmente (frusta e cioccolato) riuscivano a tenere tutti buoni. Da notare che non scrivo piu' in nessuno dei forum qui citati da molto tempo, tranne il TT, ma ogni tanto ci passo a vedere se ci sono ancora... 

Fino a questo punto la mia partecipazione al forum era sempre stata esterna. Scrivevo e leggevo cioe', ma non mi era mai capitato di diventare particularmente amico, o in confidenza privata con nessuno degli altri forumisti. Cioe',forumiste.

Un giorno, era forse l'anno 2000 e comuque si avvicinavano le elezioni politiche, io ero sempre a Londra, o forse in posti come la Cambogia o l'India del sud, e avevo sviluppato di nuovo un certo interesse per quel che succedeva in Italia - politicamente, dico. Il forum OT di HWupgrade era il piu' animato, ma molto presto, sull'onda di guerre forumistiche politiche eccessive, la proprieta' dopo molti tentativi di moderazione e richiami al self-control (caduti nel vuoto data la demografia dei postanti), le proibi' completamente. Dopo poco Shambler mi mando' un inaspettato pvt dicendo "vieni su POL! Li' si che ci si diverte!'

(2) 
referenze: Il forum di Wintricks

Storia forumistica personale (1)

Non so quanto possa interessare, ma l'altra sera ricostruivo per me stesso il percorso forumistico (si puo' dire 'percorso forumistico'?) che mi ha portato infine a fare un blog. Ho pensato di scriverlo, in breve (liar!), memore della dichiarazione di Maestro Titta (di Spazioforum) che 'ognuno ha il suo forumismo', o forse 'un forumismo per ciascuno non fa male a nessuno'....o qualcosa del genere comunque... tongue.gif 

Era il 1997, credo. Da qualche parte nel Corno D'Africa, dove le dita montuose dell'altopiano abissinico si appoggiano a mano aperta sulle sabbie calde dei bassopiani somali. La Telecom locale ('Telecom' e' un nome generico per definire qualsiasi autorita' governativa preposta alle telecomunicazioni) aveva appena installato il suo primo server ad accesso pubblico nella capitale, e noi (io e Pietro - vedi storie su SF) facemmo l'abbonamento. Si andava a modem, naturalmente. Credo riuscissimo a connetterci a 28.8Kbs , a notte fonda, fra una sessione e l'altra di Doom. Il problema era che dovevamo fare la telefonata interurbana per accedere al server nella capitale (il modem attaccato al filo del telefono di bachelite nera con rotella), e questo faceva salire moltissimo i costi. Quindi per qualche mese ci limitammo a sperimentare con la posta elettronica, che funzionava gia' bene. Poi conoscemmo per caso un bandito eritreo, nipote di camicia nera, orecchino d'oro come quelli che, da quelle parti, possono vantarsi di avere ucciso il leone. Lui invece di professione faceva il tecnico telecom. Dopo qualche serata a carne arrosto (zil zil tibs) e birra Harar, alle nostre rimostranze sul costo, disse semplicemente 'perche' non chiamate direttamente il server? vi costa come una chiamata locale..."...e ci disse come fare. 

Da quel momento potei passare piu' tempo in rete, e infinite possibilita' si spalancarono. 

Cercando notizie per un viaggio overland che stavamo organizzando, capitai sul sito di Lonelyplanet, all'epoca editore australiano di guide per viaggiare a basso costo, ed ora pure ma molto di piu'. Sul quel sito c'era il primo forum che io avessi mai visto, The Thorn Tree, 'l'albero spinoso', cosi' chiamato in memoria dell'acacia nel giardino dell'hotel Stanley di Nairobi, dove per lunghi anni i viaggiatori lasciavano biglietti e messaggi per amici, compagni di viaggio, o anche solo suggerimenti e avvisi per chiunque si accingesse a fare la stessa strada. 

Il Thorn Tree (TT) fu il mio primo forum. All'epoca si poteva postare senza iscrizione, ma quelli iscritti apparivano con il nick (che in inglese si chiama 'handle') in un bel blu profondo, gli altri in nero. TT aveva varie sezioni geografiche dedicate al viaggiare - Africa, Asia, Americhe, ed anche una zona che noi chiameremmo oggi 'community', che da loro si chiamava 'lobby', con forum dedicati ai viaggiatori anziani, a quelli disabili, a coloro con bambini, ai gay, e - il mio preferito - 'women travellers'. Il software del TT di Lonelyplanet e' diverso da questo e dagli altri comunemente usati, sviluppato da loro stessi. C'erano i messaggi privati e la funzione ricerca ma non si potevano editare i post. C'erano gia' forse 12000 iscritti, ma la maggior parte si iscriveva solo per chiedere notizie di questo o quel posto ('c'e un ponte fra l'Australia e la Nuova Zelanda? Sono pericolosi i canguri? Cos'e' questa faccenda del visto di Isreale? e cosi' via) Nel forum 'women travellers' si formo' in breve una comunita' di donne (e qualche uomo, ben accetto) da tutto il mondo, con una larga rappresentanza di australiane, inglesi e naturalmente americane, ma anche dall'India e dal nordeuropa. Questa distribuzione geografica creava l'effetto 'turno': ad una certa ora erano sveglie le australiane, poi le europee, e piu' tardi nella stessa giornata le americane, quando in australia era gia' notte. I topic spaziavano dai consigli di viaggio ('vado in Tailandia per un mese. Mi porto i Tampax o li trovo li?' 'Che ne pensate della depilazione brasiliana prima di partire per l'Africa?' 'Vado a Parigi e Roma. Che vestiti mi porto? E che scarpe?') alle discussioni tipo Donna Letizia, popolarissime e occasionalmente creanti megathread con migliaia di risposte ('Credevo mi amasse ma mi ha tradito. Ora dice di essere pentito e che ama solo me. Cosa faccio, lo lascio o gli do' una possibilita'?). Il TT era divertente, sopratutto per la diversita' dei partecipanti e dei loro punti di vista. C'era un immane cazzeggio of course ('ho fame. ho cioccolato nel cassetto ma poi devo fare un'ora in piu' in palestra....consigliatemi! Dissuadetemi! Convincetemi!!!), litigi fra i vari gruppi di amiche che si formavano naturalmente, e fra individui in disaccordo. La moderazione era moderata essa stessa: intervenivano principalmente sui post contenenti razzismo, sciovinismo, ed altre tendenze contro il politically correct.

Ingenuamente, o forse perche' all'epoca, dopo anni lontano dall'Italia alle cose italiane pensavo ben poco, non mi venne mai in mente di vedere se ci fosse una cosa simile in italiano. Leggevo la Repubblica online e basta. 

Solo un paio di anni dopo, trasferitomi in Inghilterra, capitai per caso nel forum Off Topic del sito italianissimo Hardware Upgrade. E li c'era la guerra fra le fazioni politiche, giusto come ora. Scoprii l'esistenza di cose come il bannaggio e la sospensione. 

(1) 

referenze: 
The Thorn Tree a Lonelyplanet.com (sempre lo stesso, terza versione)
forum di hwupgrade.it (Off Topic c'e' ancora, non credo ammettano piu' discussioni politiche)