Monday 9 February 2009

archivio (60) I tassisti di Shanghai

(originale postato su SF nell'aprile 2003)

In questi giorni ho dovuto usare il taxi spesso. Non e' una cosa che di solito mi piaccia fare: da noi i tassisti parlano troppo, ed in generale sono una brutta razza, costretti come sono a sedere nel traffico tutto il giorno e a mangiarsi il fegato come conseguenza. Qui a Shanghai muoversi in taxi e' stata una rivelazione: meta' delle automobili sono infatti taxi. Tutte sono Volkswagen familiari a quattro porte. Basta alzare una mano, o anche guardarne uno mentre passa ed alzare un sopracciglio perche' esso si fermi davanti a te con grande stridio di freni e grande sorriso in bocca al tassinaro. 

I sedili sono rivestiti di cotone bianco, il che da' una gradevole sensazione di pulito. Il tassista abbassa la levetta del tassametro sul cruscotto, ingrana la marcia e si va. Una vocina metallica che parla inglese con accento cinese (pensate a Titti del gatto Silvestro) da il benvenuto in macchina e invita a pagare l'importo indicato dal tassametro a fine corsa, e a non dimenticare lo scontrino automatico. Questo perche' nessun tassista ovviamente parla inglese: a Shanghai c'e' un gran consumo di bigliettini prestampati bilingui (inglese e mandarino) da tenere nel taschino della camicia o della giacca: "per favore portami all'aeroporto" "al Bund" "al museo della Scienza" "all'albergo Tale". Una volta seduti in macchina, si tratta di pescare il giusto bigliettino e di passarlo al tassista al di sopra dello schermo arrotondato di plastica trasparente che lo separa dai clienti. La funzione di questo schermo non e' chiara, in quanto si tratta di un affare di plastichina tenuto su da un paio di pezzi di ferro saldati al sedile di guida. C'e' in effetti un sacco di spazio sopra e sotto per raggiungere il tassinaro: si puo' facilmente passare la mano sopra lo schermo e grattagli la testa, oppure dargli calci da sotto il sedile e persino infilare una mano di lato e fargli il solletico sotto l'ascella, se mai uno ne sentisse il bisogno. Dopo una settimana di taxi, sono giunto alla conclusione che lo scopo principale dello schermo e' di impedire allo sputo di raggiungere il tassinaro. Calcoli balistico-salivari da me effettuati per passare il tempo nel traffico provano che non si puo' assolutamente sputare al tassinaro se non di rimbalzo, in quanto lo schermo protegge da tutte le traiettorie, comprese quelle paraboliche, e lo sputo - come tutti sanno - non rimbalza. Quindi bisogna accontentarsi di soffiare il fumo della sigaretta verso il soffitto dell'auto, cosi' che l'onda azzurrina passi al di sopra dello schermo e si depositi sui capelli del tassinaro, ove si amalgama con la di lui brillantina, creando favolosi effetti iridescenti tipo olio sull'acqua. 

Qualcuno si chiedera' che bisogno ci sia di sputare al tassinaro, o di sottoporlo a torturette simili. Ebbene, dopo il primo giorno di scarrozzamento a Shanghai, sputare e' una delle due possibili reazioni del passeggero. L'altra (la mia preferita, anche a causa dello schermo) e' di girare la testa, nascondere la bocca con la mano, mettere l'altra mano sotto il braccio opposto, e ridere ridere ridere. Ridere per come guidano. Non solo i tassinari, ma tutti. 

Guidare automobili e' un mestiere nuovo in Cina. Fino a dieci anni fa tutti i mille milioni di cinesi sapevano andare in bicicletta. Immaginatevi una citta' piena di biciclette: masse di biciclette ferme al semaforo, masse di biciclette che partono tutte assieme al verde, masse di biciclette che procedono tutte piu' o meno alla stessa velocita', un fiume di biciclette che ogni tanto si apre al centro per superare quella lenta col cestino sul manubrio carico di spesa. Ho reso l'idea? Ecco, oggi succede esattamente la stessa cosa, solo che ora sono in quasi tutti in macchina. Ed ecco scene inenarrabili presentarsi all'occhi attonito del viaggiatore. Quando sono arrivato ho preso il primo taxi all'aeroporto, e mi sono fatto fatto portare in citta' (avevo il bigliettino). L'autostrada nuova a otto corsie era quasi vuota, dato che a causa SARS, nessuno viaggia quasi piu'. Il tassinaro ha cominciato a spostarsi da una corsia all'altra ondeggiando come un giunco al vento, tracciando lunghe S sulla carreggiata. Dato che non c'era quasi nessuno non mi sono preoccupato: andavamo a novanta o giu' di li'. Ogni tanto un tipo in bicicletta spuntava da dietro un pilastro ed attraversava l'autostrada con i polli appesi alla sella. Il mio tassinaro era bravissimo a passagli ad un metro, dietro la bici, e non davanti. Arrivati in citta' il traffico e' aumentato, tutte le corsie piene. La scena e' fluida, quasi da cartone animato: nessuno si cura delle strisce per terra, e tutti sterzano a destra e a sinistra come all'autoscontro, tessendo un disegno astratto fra le corsie, evitando di portarsi via a vicenda i paraurti per caso piu' che per disegno. 
Le marce non sanno a cosa servano: tutti i tassinari mettono la quarta, e la tengono i qualsiasi circostanza. Si sente il motore gorgogliare, semisoffocato da una boccatona di benzina a venti all'ora, mentre il tassinaro stringe lo sterzo con due mani e fa movimenti renali per spingere la macchina in avanti. Una volta che ero seduto a fianco al tassinaro mi sono sporto dal finestrino ed ho cominciato a frustare l'aria sul cofano, come se ci fossero cavalli da spronare, gridando "giddap" e "yahoo", con grande sollazzo del tipo, il quale mi ha offerto una delle sue sigarette. Ai semafori la situazione e' babilonica: le biciclette, ormai esiliate sui marciapiedi, attraversano sulle strisce pedonali mentre le macchine sono ferme al rosso, e gli sconsolati pedoni camminano nella cunetta fra il marciapiede e la carreggiata. Mi viene troppo da ridere...se potessi gli sputerei alla siciliana, al tassinaro, dicendo "ma come guidi? puh!"...ma c'e' lo schermo... 

Stamattina mi sono fatto riportare all'aeroporto. Imboccata l'autostrada, il tassinaro si e' trovato dietro a tre macchine le quali procedevano parallelamente e lentamente sulle tre corsie di destra. Invece di spostarsi a sinistra e sorpassare, il mio inarrivabile chauffeur si e' piazzato dietro la macchina a destra, si e' appoggiato al clacson, ed e' rimasto cosi' per cinque minuti buoni, sbuffando come un toro, mentre il poveraccio davanti altamente se ne fotteva (e anche se avesse voluto fare qualcosa non avrebbe potuto, con una macchina a sinistra e il guard rail a destra...). E io giro la testa, mi metto la mano davanti alla bocca e l'altra mano sotto il gomito, e sghignazzo...

archivio (59) Et dona ferentes

Ero a Kunming nello Yunnan qualche mese fa per una conferenza. Stavamo in uno dei molti alberghi moderni che sono sorti come funghi negli ultimi anni. Una sera c'era in programma di andare a cena fuori dopo il lavoro. Io ero in camera che mi cambiavo quando squilla il telefono.
"Hello, sono Wu"
"oh..er.. salve Wu"
"Dobbiamo incontrarci ora al secondo piano, davanti al barbiere"
"Ora? ma non stavamo andando a cena?"
"Si, ma non ci vorra' molto. E' importante. Ti aspetto"

Perplesso, finisco di vestirmi e scendo al secondo piano. Wu e' uno degli ospiti della conferenza, un cinese del nord, imprenditore, grande e grosso, con occhialoni e vestito italiano elegantissimo. Abbiamo finora parlato di lavoro. Cosa vorra' mai? dal barbiere poi...

Arrivo, e lui e' li che mi aspetta, fuori dalla bottega. Mi prende per il braccio e mi accompagna dentro.
"Ti ho fatto una prenotazione per dopo cena. offro io, e' mio piacere".
sempre piu' perplesso, lo guardo e dico:
"Wu...non ho bisogno di tagliarmi i capelli. vedi che sono gia' corti?"
Lui mi guarda da sopra gli occhiali. Ride.
"ahahah. non capelli: guarda queste donne qui" e mi indica tre ragazze sedute in uniforme nella bottega "sono pulitissime, ho gia' provato io: servizio completo: sesso normale, orale, quello che vuoi".

A questo punto sono nei guai: non voglio offenderlo rifiutando il regalo, ma non voglio neanche accettare perche' cosi' facendo mi troverei in una posizione di obbligo nei suoi confronti (senza contare che le cinesi non mi attirano). Decido di dirgli la verita'.
"Wu, grazie, sei molto gentile ma non posso accettare assolutamente"
"...perche' no? guarda che le ho provate io, sono brave"
"perche' sono monogamo"
"??...cosa vuol dire monogamo?"
"vuol dire che sono legato alla mia donna e non vado con altre"
"really? e' forse qualche forma religiosa occidentale?"
"in un certo senso" gli dico. "hai indovinato, e' un fatto religioso. Ti sono davvero grato, ma ora andiamo o perderemo la cena" e cosi' dicendo lo tiro via dal banco prenotazioni dove una delle tipe ci guarda senza capire. Lui mi segue giu' per le scale, ma ancora non capisce. "preferisci i ragazzi? hanno anche quelli! la Cina e' ormai orientata verso il consumatore"
"Wu, sei veramente un amico. hai provato anche i maschi?"
"Oh no! io vado solo con donne! tante donne!"
"E tua moglie cosa ne pensa?"
"ahahaha sei divertente tu! mia moglie non lo sa!"
"sai Wu, potresti essere un occidentale tu"
"ahah! io sono stato a Milano, a Torino! ho amici in Italia. ma sei sicuro? guarda che quelle ragazze hanno tutte il test per l'AIDS ogni mese".
"Wu sei un amicone. vieni, andiamo a cena che ti offro da bere..."

archivio (58) Storiella africana

Qualche anno fa guidavo lungo la ex-strada imperiale che porta ad Harar. Bellissima strada, ancora perfetta dopo piu' di sessanta anni. Certo, non c'e' asfalto, ma il profilo della carreggiata e' ancora buono, le curve non hanno mai meno di ottanta metri di raggio, e il panorama e' degno: prima l'altopiano, poi il deserto, poi la savana, poi ancora le montagne. 560 chilometri da sogno, che di solito si potevano fare in otto ore, spingendo. 
Era ormai tardo pomeriggio, e dato che non volevo farmi sorprendere dal buio ancora sulla strada, andavo veloce. Traffico non ce n'era. Mentre risalivo sulle larghe curve che dalla valle di Irna portano sul CercĂ©r orientale, da un lato la montagna e dall'altro la scarpata e poi giu' la valle, un gregge di pecore spinte da un pugno di pastorelli che risalivano la scarpata irruppero sulla strada trenta metri davanti a me. 
Di sterzare, non se ne parlava: da un lato mi sarei frantumato, dall'altro sarei volato. Di frenare, neanche: trenta metri andando ad ottanta sulla ghiaia...tanto varrebbe buttarsi di sotto... 
Per fortuna i ragazzini erano tutti dietro il gregge, ancora giu' sulla scarpata, e sulla strada c'erano solo pecore. Quindi scalai di marcia per mantenere la strada, diedi gas, e la vecchia Jeep Wagoneer del 1973 piombo' in mezzo al gregge come un rapace. Fu un attimo. Mi fermai ad un paio di centinaia di metri oltre, e lentamente tornai indietro. 
Che scena. Quattro pecore giacevano in mezzo alla carreggiata. 
Il resto del gregge, in preda al terrore, si era disperso belando selvaggiamente qua e la'. Uno dei ragazzini stava accoccolato vicino alle pecore che avevo investito. Aveva gli occhi umidi. Lo mandai a chiamare suo padre. In pochi minuti si raccolse una piccola folla di valligiani. 
Quando arrivo' il padrone delle pecore ci sedemmo sul bordo della strada. Ci trovammo d'accordo nel ringraziare Dio che i bambini non erano stati coinvolti, dopodiche' cominciammo a discutere sul compenso. Sapevo che in citta' una pecora da arrostire costava almeno 100 Birr, ma in campagna i prezzi erano inferiori, quindi fui contento quando ci accordammo per 240 Birr per tutte e quattro. 
Pagai, ed uno dei ragazzini venne a dirci che uno degli animali era ancora vivo. Gli occhi di tutti i presenti si illuminarono. Quelle popolazioni sono infatti Cristiani Ortodossi, e seguono i precetti antichi, secondo i quali l'animale, per essere mangiato, deve essere sgozzato da un cristiano. 
Velocemente comparve una lama, una mano sicura verso' il sangue li' sulla strada, e con me al seguito - diventato un ospite, dato che stavo pagando per la festa - andammo alla vicina casa del pastore, dove l'animale fu arrostito e mangiato, innaffiato con birra locale, con grande soddisfazione di tutti, bambini compresi. 
Molto piu' tardi mi rimisi in macchina per proseguire. Come addio, uno dei bambini mi mise in mano un cane di legno, intagliato ovviamente da lui stesso. Delle altre tre pecore - che non poterono essere mangiate perche' uccise dalla macchina e non dalla lama di un cristiano - restavano sulla strada solo batuffoli di lana. Le tracce insanguinate di iena sparivano nella macchia.

archivio (57) Limoncello micidiale

Qualche anno fa la mia donna, dopo una vacanza ad Amalfi, decise di fare il limoncello a casa - quando stavamo a Londra. Aveva riportato con se' dalla costa i limoni (che noi giu' chiamiamo cedri) e la ricetta tradizionale. 
Ando' in farmacia a comprare l'alcool. Solo che - scoprii dopo - in UK le farmacie non vendono alcool etilico, in quanto se lo vendessero gli inglesi se lo comprerebbero a bidoni, per aggirare le tasse sugli spiriti. Il farmacista le vendette una bottiglia di alcool metilico, pensando che servisse come detergente. 
Tornai a casa la sera. La scorza era nell'alcool come descritto nella ricetta, ma l'odore non era giusto. Lei non si era accorta della differenza, dato che di solito non beve e in ogni caso di alcool medicinale non ne capisce, pur essendo inglese essa stessa.
Dubbioso, cercai la bottiglia. "Methyl Alcohol CH3OH" con teschio e tibie. Effetti: avvelenamento, cecita', crisi epatica...
Buttai via tutto. Lei era cosi' imbarazzata che si vergogna ancora oggi...Ci consoliamo con quello (scarso) importato che compriamo nei negozi...

La Preghiera dell' agnostico

Supponendo che io possa essere udito da qualcosa alla quale potrebbe o non potrebbe interessare cosa dico, io chiedo, come se avesse importanza, che tu possa essere perdonato per qualunque atto tu abbia commesso o non commesso che richieda perdono. E se non fosse il perdono ma qualche altra cosa ad essere necessaria per assicurarsi che tu possa ricevere qualunque possibile beneficio al quale tu potresti avere diritto dopo la distruzione del tuo corpo, io chiedo che questa cosa ti possa essere data o negata, a seconda del caso, cosi' che tu possa essere sicuro di ricevere i benefici di cui sopra. Io chiedo cio' nella mia capacita' di intermediario eletto fra te e cio' che potresti o non potresti essere tu, ma che potrebbe avere un interesse che tu riceva quanto ti e' possibile ricevere di questa cosa, e che potrebbe in qualche modo essere influenzato da questa cerimonia. Amen. 

Creatures of Light and Darkness © 1969 Roger Zelazny

Economia domestica

Economia Domestica smile.gif 

Come faceva mio padre, le cose che si rompono a casa me le aggiusto io. E non sono nemmeno uno di quegli uomini i quali per aggiustare rompono di piu'. Non spesso, cioe' ani_biggrin.gif 

E insomma, questo gabinetto bloccato mi ha dato da pensare. Ho provato questi liquidi per sturare che vendono, e non e' successo niente. Ho provato con flessibili di metallo appositi, perfino con tubi di gomma spinti giu' per il cesso, ma niente. Bloccato. 

Ci ho pensato su almeno un paio di giorni. Di chiamare un idraulico cinese non mi andava proprio - arrendersi ad un cesso? Poi ho avuto l'illuminazione. Sono andato al supermercato e ho comprato due bottiglie di Coca-Cola, di quelle da due litri. Ho versato quattro litri di Coca-Cola nella tazza, e l'ho lasciata li' per la notte. Ha funzionato benissimo: stamattina il blocco, qualunque cosa fosse, si era dissolto come neve al sole. E' bastato dare una bella pulita e disinfettata in giro, e il bagno e' di nuovo in servizio. 

Sono queste cose semplici che migliorano la giornata wink.gif